Scorri l'archivio
In evidenza
Strumenti per gli autori
|
Quel che resta dell'uomoTrucchio, Aldo Quel che resta dell'uomo. In: Quel che resta dell'uomo. Quodlibet, pp. 269-289.
AbstractI neuroscienzati sono prima d’ogni altra cosa geografi del cervello ed ermeneuti del comportamento: attribuiscono a una determinata area una determinata funzione osservando i comportamenti che derivano dalla sua ablazione casuale o intenzionale; oppure assegnano un compito a uno o più individui e ne traducono il comportamento nei termini che sono propri al loro campo di studi. Ma accumulata una certa quantità di dati empirici alcuni di essi si cimentano nell’offrire una descrizione dell’uomo e del mondo che provi a tradurre in un quadro teorico ampio e coerente i risultati delle osservazioni effettuate. Nel far ciò utilizzano più o meno consapevolmente categorie e concetti tipicamente moderni: ne prenderemo in considerazione alcuni, quali quelli di ‘natura umana’e di ‘individuo’ come ‘soggetto isolato’ nonché, ovviamente, il problema del rapporto ‘mente-corpo’. La scienza moderna e le neuroscienze condividono, difatti, la stessa impostazione metafisica, di stampo materialistico e deterministico – là dove per ‘materialismo’ si intende la convinzione che ogni fenomeno mentale abbia un suo corrispettivo in un processo fisico-chimico nel corpo2, e per ‘determinismo’ l’idea che la conoscenza delle leggi e dei dati relativi ad un certo istante consenta di prevedere con assoluta certezza l’evoluzione di un sistema. Tuttavia i neuroscienziati non approfondiscono né riflettono adeguatamente sulle conseguenze etico-politiche che derivano dalla loro impostazione, limitandosi ad estenderla a ogni campo d’indagine; al contrario, gli intellettuali moderni che assistettero alla nascita della scienza galileiano-newtoniana furono spesso dediti allo studio della filosofia assieme a quello della matematica, della fisica, della chimica, della fisiologia.
Riservato allo Staff dell'Archivio: Accedi al record del documento |