Come guidati da un'unica mente. Questioni di antropologia politica in Baruch Spinoza

Trucchio, Aldo (2007) Come guidati da un'unica mente. Questioni di antropologia politica in Baruch Spinoza. Spinoziana (12). Ghibli, Milano. ISBN 978-88-8483-541-3

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Abstract

L’intento di questo lavoro è mettere in evidenza le peculiarità del metodo elaborato da Baruch Spinoza, nella convinzione che esso sia utile a leggere la realtà contemporanea, nella quale si è definitivamente affermata – diventando il luogo privilegiato della produzione di ricchezza e di conoscenza – l’inesauribile complessità di una sfera pubblica che eccede inevitabilmente qualunque rappresentazione politica e mediazione giuridica. La ricerca che ha preceduto l’elaborazione del testo è nata da una ben precisa domanda intorno alle motivazioni che hanno portato alla ripresa degli studi spinoziani, in particolare in campo politico, avvenuta in Francia sul finire degli anni ’60 e in Italia sul finire dei ’70 del secolo scorso; tuttavia si è qui preferito soprattutto sottolineare, prendendo in considerazione diverse tradizioni interpretative, quegli elementi del pensiero di Spinoza che hanno reso possibile quella riscoperta e quelle riletture; e quindi provare a restituirli nella loro intatta e voluta scandalosità, e persino nelle loro irrisolvibili difficoltà. Questo è dunque un libro necessariamente parziale, nonché inevitabilmente di parte. È parziale poiché non si è ritenuto di dover affrontare tutte le parti del sistema, né tanto meno provare a risolvere le innumerevoli questioni ermeneutiche che si sono accumulate nel tempo: per Spinoza tutta la realtà è intelligibile, quindi la lettura che ne vien fatta è infinita e complessa come l’essere stesso; ed è il metodo a garantirne coerenza e unità, venendo continuamente riattualizzato nell’analisi delle sempre nuove configurazioni che assume il reale. Ed è un libro di parte, poiché, in filosofia, la scelta consapevole degli strumenti da affinare in vista della lettura del reale è già immediatamente una scelta politica; e la predilezione per lo spinozismo è immancabilmente un segno della volontà di tentare una lettura della condizione umana che non ne sacrifichi in nessun modo la complessa trama di relazioni che la costituisce, e che non si ponga come fine quello di comporre i conflitti che la caratterizzano, ma di analizzarne le dinamiche e valutarne la potenza produttiva. 12 Introduzione La politica è dunque sempre in primo piano in questo lavoro, anche quando ci si sofferma sul disvelamento della superstizione, fondata sul pregiudizio finalistico, e sulla fisiologica incapacità dell’immaginazione di afferrare la complessità e mutevolezza del mondo; sull’idea fondamentale che la differenza tra un individuo e l’altro, nonché tra un ente qualsiasi e l’essere umano, risieda solamente nelle differenti modalità di attuare la propria potestas, e che ogni uomo non sia altro che il risultato di un processo sociale di individuazione; o, ancora, sul fatto che tutte le cose, ed anche tutte le idee e volizioni, sono determinate da/in Dio. Se c’è un filo conduttore nel pensiero di Spinoza, questo non può che essere la critica di ogni semplificazione che intervenga nel processo della conoscenza, e di ogni reductio ad unum nella rappresentazione del reale, le quali sono inevitabilmente i presupposti tanto del dominio delle passioni sull’uomo, quanto del dominio dell’uomo sull’uomo, in campo filosofico, politico e religioso. Spinoza è, difatti, il filosofo della complessità. A partire dalla sua ontologia, nella quale ha coerentemente integrato la scienza galileiana, egli elabora un’analisi della complessità del corpo umano e una riflessione sulle maniere per incrementarla. Spinoza definisce il corpo umano alla fine del cosiddetto ‘trattatello’ di fisica contenuto nella Parte II dell’Ethica: solo la sua complessità – esso è composto di moltissimi corpi più semplici, ed ha bisogno, per permanere nell’esistenza, di instaurare un rapporto assai complesso con moltissimi altri corpi esterni – permette di spiegare la peculiarità della mente, la consapevolezza che la distingue dalle altre modificazioni della sostanza e che è alla base tanto della possibilità dell’errore e dell’immaginazione, quanto di quella della conoscenza razionale e della scienza intuitiva. Parallelamente, egli mostra come, nelle loro analogie e differenze con i corpi umani, si costituiscano e si muovano i corpi politici, ovvero la dimensione comune dell’esistenza nelle sue differenti gradazioni di potestas, dalla naturale societas, alla sua stabilizzazione nella civitas. Così come rifiuta ogni definizione di matrice essenzialista dell’essere umano, nella sua riflessione politica Spinoza respinge la figura fittizia del sovrano-legislatore, che sarebbe in grado di configurare dall’alto una civitas e preservarla dalla decadenza. In realtà, sono sempre le passioni e il fenomeno dell’imitazione degli affetti a tenere assieme gli uomini; e difatti ogni dominio non democratico si basa sulla diffusione di immagini attraverso un sapiente uso della menzogna, che trova terreno fertile nella miseria culturale e materiale che i governanti tendono a conservare nei governati. Ma in tal modo l’istanza contrattualistica di matrice hobbesiana si rivela illusoria, poiché è solo la fides, sebbene stimolata nell’immaginazione, e pur nel pericolo che comporta la costante possibilità della sua revoca, a permettere alle istituzioni politiche di operare efficacemente. Il testo si chiude dunque con un’analisi del concetto spinoziano di ‘democratia’: un concetto difficile e sfuggente – e non certo solo a causa delIntroduzione 13 l’improvvisa interruzione della stesura del Tractatus politicus – che si è a lungo tentato di risolvere nel senso di una democrazia liberale basata sulla libertà di pensiero e sulla tolleranza, oppure di una teoria della mediazione tra istituzioni e multitudo, o ancora di una rivalutazione, sulla scorta di Machiavelli, della valenza positiva dei tumulti popolari. Qui si è invece riproposto tale concetto senza nascondere o provare a risolvere la sua ambiguità, anzi evidenziandola attraverso una scomposizione nei suoi caratteri essenziali, ovvero: processo di democratizzazione delle istituzioni politiche non democratiche di volta in volta vigenti; dimensione originaria, fondamento stesso della politica, che denuncia l’essenziale im-potenza di ogni altra forma di governo; democrazia conflittuale, forma di governo della dimensione comune dell’esistenza in grado di fare a meno della figura ideologica della composizione assoluta dei conflitti, e dunque dotata di istituzioni in grado di adeguarsi immediatamente alle trasformazioni del corpo sociale, non contrapponendovisi in forma repressiva o parassitaria, bensì valorizzandone la naturale conflittualità, utilizzandola in vista di un incremento della sua complessità, ovvero della comunicazione e della cooperazione tra gli individui.

Tipologia del documento:Libro
Parole chiave:spinoza, antropologia, filosofia politica, filosofia moderna, complessità, democrazia, prassi
Settori scientifico-disciplinari del MIUR:AREA 14 - Scienze politiche e sociali > FILOSOFIA POLITICA
AREA 11 - Scienze storiche / filosofiche / pedagogiche e psicologiche > FILOSOFIA MORALE
Codice identificativo (ID):163
Depositato da:Dott. Aldo Trucchio
Depositato il:10 Gen 2010 18:52
Ultima modifica:13 Dic 2012 19:29

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